La figlia d’una nota attrice cinematografica inizia a manifestare misteriosi disturbi…
Un cult maledetto, che sta all’orrore satanico come 2001: Odissea nello Spazio sta alla fantascienza (è forse un caso che la statua del demonio in Iraq di fronte a Max von Sydow ricordi il monolite di fronte all’uomo?). Insieme con Rosemary’s Baby ha fondato l’horror moderno ed adulto, è stato il primo a servirsi in modo raffinato dei trucchi senza diventarne schiavo ai fini meramente devoti agli effetti. Il terrore evocato da Friedkin, infatti, nasce prima di tutto da presagi inquietanti, reali o ancestrali (le icone rinvenute in Iraq), da atmosfere ammorbate e dai limiti umani: nel quotidiano scopre volti logori, luoghi guasti, l’impotenza frustrante della scienza di fronte al soprannaturale (il demone atterrisce anche per la sua onniscienza), il dolore disperato dei malati (in manicomio), la solitudine e il rimorso. È la realtà a fare da anticamera all’Inferno, non a caso una delle scene più disturbanti si svolge in ospedale e segue il sanguinoso iter medico, che è un altro orrore. Lo scontro epico fra Bene e Male si gioca anche all’interno del Bene stesso (la perdita di fede di Miller). Sono passate alla storia le numerose sequenze forti e scioccanti (la madonna dissacrata) che hanno per protagonista il demonio (il più terribile mai apparso al cinema), immondo e dedito al turpiloquio come ai gesti osceni, seguace del prete/Satana apparso in Simon del Deserto.