Dall’album Animals, uno dei capolavori della band più iconica di sempre
“Dogs”, insieme a “Pigs (Three Different Ones)” e “Sheep”, tutti titoli dell’album Animals, presentano un suono duro, crudo, talvolta apocalittico: difficilmente si erano sentite cose simili scaturire dai nostri cari “Pink”, e guarda caso queste caratteristiche si ripeteranno, in maniera più o meno costante, anche in “The Wall” e in “The Final Cut” (due opere più watersiane che pinkfloydiane).
Tre sono gli elementi che balzano immediatamente all’orecchio ascoltando questi brani: l’importanza vitale delle liriche nello svolgimento di ogni pezzo; la caratura qualitativa della chitarra di Gilmour, che qui raggiunge picchi elevatissimi di creatività; l’inserimento dell’elettronica da parte di Wright, presente sia con le consuete tastiere che con tutta una serie di suoni d’atmosfera (latrato di cani, grugnito di maiali, belare di pecore ecc).
“Animals” è il trionfo dell’ “ars declamatoria” watersiana. Il bassista (come anticipato voce principale in ogni canzone) sviluppa qui il suo personalissimo modo di cantare, fatto da testi più recitati che cantati, polemici e aspri, che solo apparentemente possono farlo apparire cantante tutto sommato non eccelso, ma che fanno leva su ben altri valori. Al suo fianco Gilmour crea fraseggi chitarristici che hanno dell’incredibile, riempiendo con assoli mai fini a se stessi le parti in cui non è presente il testo: in questo disco infatti il chitarrista porta avanti e anzi arriva all’apice di quella maturazione stilistica che già aveva iniziato a toccare con “Wish You Were Here”, confermandosi uno dei migliori musicisti sulla piazza. C’è poi come detto il gran lavoro di Wright, impegnato con Gilmour a riempire i tanti momenti strumentali presenti in ogni pezzo. Il tastierista svolge il suo compito in maniera egregia, partorendo atmosfere di grande impatto che si sposano in maniera ideale con il mood generale dell’album.
Impossibile individuare una traccia piuttosto di un’altra: “Dogs”, “Pigs (Three Different Ones)” e “Sheep” sono tre canzoni di grandissima classe, caratterizzate da continui cambi di atmosfera e tensione, e soprattutto da testi fenomenali, nei quali confluiscono la creatività e la gran maestria di Waters nello scrivere liriche forse monotematiche (di fatto non è mai andato molto oltre la polemica sociale e i ricordi del padre), ma non per questo prive di appeal.
Questo disco rappresenta, assieme ai precedenti “The Dark Side Of The Moon” e “Wish You Were Here”, una triade di svolta per la vita dei Pink Floyd.
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