Il rapporto dell’allenatore con il suo vice
Vive nell’ombra, il suo anonimato brilla all’interno di un sistema calcistico che spesso non sa vedere chi sa veramente lavorare, è lui, il secondo, il collaboratore, spesso l’amico del mister, ma altrettanto spesso quello che spera di prendergli il posto al primo inciampo. In questi giorni abbiamo chiesto a qualche allenatore ligure come e su cosa si costruisce il rapporto che porta ad essere un team, spesso quello trainante, all’interno della squadra stessa.
Abbiamo chiesto: Cari Mr, quale è il tipo di rapporto che instaurate con i vostri collaboratori? Prima tecnico e poi umano o viceversa? Raccontateci la vostra… grazie.
Risponde Gianni Baldi, allenatore del Baiardo Calcio impegnato nell’Eccellenza ligure: Troppo importante il rapporto che bisogna avere con i collaboratori, innanzitutto deve nascere un rapporto di massima fiducia, vale a dire che nelle difficoltà non ci debbono essere dispersioni di malumori e sfiducia, in poche parole bisogna remare nello stesso verso. Chiaro che il rapporto umano è importantissimo… ma sul lavoro deve esistere un rapporto rispettoso e tecnico. Fuori dal campo invece prevarrà quello umano.
E’ la volta di Mr. Mangiatordi Giuseppe che quest’ anno sarà impegnato con il S. Bernardino in Prima Categoria: Dal mio punto di vista sicuramente prima umano e poi tecnico. Se nel gruppo di lavoro non c’ è empatia, stima e fiducia nelle persone non si va da nessuna parte. L’ aspetto tecnico è importante ma è sicuramente una conseguenza del rapporto umano.
Tocca ad Alfio Scala, ex coach del Molassana nella buona annata in Eccellenza dell’anno scroso, ed ora Direttore al nuovo Marassi neopromosso in Promozione: A domanda retorica risposta scontata : è chiaro che nel nostro calcio i rapporti debbano essere basati sopratutto sul lato umano che poi è quello che ti lascia qualcosa di importante che ti porti dietro nel tempo. Invece non è così scontato che ciò accada ; in alcuni casi vengono messi avanti interessi individuali anche di basso profilo che calpestano ogni rapporto personale e che ti lasciano una delusione difficile da smaltire. Però penso che la strada da seguire sia quella, e che non debbano essere ” gli uomini piccoli” ad avere la meglio.
Il commento di Mr. Gianni Berogno, alla guida dell’Olimpic in Prima Categoria: Per quanto mi riguarda sicuramente umano.
Ma l affiatamento la complicita e l unita’di intenti verso un unico obiettivo vengono prima di andare sul campo a programmare l’allenamento.
Assolutamente affascinante l’elocubrazione di Coach Fabio Fossati, ex condottiero dell’Albissola in serie C l’anno scroso: La gestione del rapporto di lavoro è difficile… Le sensazioni iniziali sono importanti se non conosco chi deve iniziare a lavorare con me… Se trovo intesa do molta fiducia e faccio lavorare in serenità con molta condivisione del lavoro se non trovo intesa a pelle lascio meno spazio e aspetto a dare libertà di azione.. Il rapporto umano è fondamentale e non sempre ho azzeccato le scelte… Prima comunque il contatto è umano poi si passa al lavoro tecnico… E sicuramente io non sono un personaggio semplice perché mi piace essere sempre consapevole di tutto il lavoro che viene svolto attorno a me ma questo a volte viene frainteso da qualcuno che non mi conosce abbastanza come mancanza di fiducia (a volte è vero ma a volte è solo il mio modo di lavorare e sentire sempre le responsabilità su di me visto che poi non mi nascondo mai quando c’è da assumersi le scelte…)
Angelo Sorbello interrompe le sue vacanze in Scozia per rispondermi, ex in Promozione ed Eccellenza con la scomparsa Rivarolese: Ritengo che il rapporto con i propri collaboratori sia fondamentale per la buona riuscita del lavoro che si vuole impostare. Io tendo prima di tutto a creare un.rapporto umano….che poi mi consentirà di sviluppare al meglio quello tecnico, dove loro devono essere parte integrante ed operativa e non semplicemente esecutori. Il mio collaboratore deve essere autonomo nello svolgere ciò che come team abbiamo preparato…!
Rispondo anch’io perchè questo argomento mi affascina particolarmente, Marco Martini: l’unica persona a cui affiderei senza patemi il ruolo di collaboratore è il suddetto Angelo Sorbello, vista l’amicizia che ci lega e la reciproca stima calcistica, nonostante differenze di pensiero in fase allenante, anche sostanziali. Per chiunque altro andrei a sondare l’aspetto filosofico-calcistico cercando di entrare nell’uomo e nella sua fusione mentale con il football. I principi di gioco di un allenatore raccontano molto di lui come persona, a seconda di come vede il calcio un allenatore si può identificare come un pauroso, un audace, un condottiero, un pignolo, uno spavaldo, un insicuro e tanto altro. Il collaboratore ideale trovo che debba essere molto preparato, con un compito ben preciso, quello di levarmi sicurezze, per arrivare ad un lavoro di team certosino. La stima nata antecedentemente al rapporto collaborativo aiuta sicuramente a costruire un’idea di calcio fluida e coerente, ma quella che nasce da una profonda condivisione filosofica del gioco ritengo che sia sicuramente esplosiva per riuscire ad ottenere un’esponenziale performance della squadra sotto la guida di due menti fuse in un unico credo.
Lascia un commento