Addio a Don Giuseppe, il prete morto dopo aver donato il suo respiratore a un malato più giovane.
L’uomo infanga il nome di Dio con i suoi gesti infami, vivendo nell’opulenza e nel lusso, stuprando bambini approfittando della fiducia che i genitori ripongono nella “chiesa”. L’uomo riabilita il clero facendo un gesto di un altruismo enorme, questa è la storia di Don Giuseppe, di Lovere, paesino del bergamasco, aveva ricevuto in regalo dai suoi parrocchiani un respiratore per affrontare la battaglia ingaggiata col “diavolo” Coronavirus.
Ma il sacerdote, secondo quanto raccontato da un operatorio sanitario della Casa di riposo di Casnigo al periodico Araberara, lo ha voluto regalare a un paziente più giovane di lui che non conosceva. “Don Giuseppe è morto da prete. E mi commuove profondamente il fatto che lui, arciprete di Casnigo, vi abbia rinunciato di sua volontà per destinarlo a qualcuno più giovane di lui”, ha detto l’operatore sanitario.“Era una persona semplice, schietta, di una grande gentilezza e disponibilità verso tutti, credenti e non credenti. Il suo saluto era ‘pace e bene’. Sempre cordiale e disponibile verso l’amministrazione pubblica, le associazioni e non solo quelle della parrocchia, partecipava a tutte le manifestazioni senza essere mai invadente”, ha detto Giuseppe Imberti, a lungo sindaco di Casnigo.
Don Giuseppe, anche se ne aveva bisogno per sopravvivere, ha scelto quindi coscientemente di rinunciare al respiratore polmonare, un ultimo gesto che rappresenta in qualche modo lo spirito di questo sacerdote. Nato il 21 agosto 1947, era originario di Fonteno. Nessun funerale ma i casnighesi lo hanno salutato a modo loro, affacciandosi sul balcone di casa salutandolo con un applauso.
Un forte applauso a lui anche dai lettori di coachmartinionair, essere veri soldati di Cristo, al giorno d’oggi, è davvero difficile, chapeau Don Giuseppe!
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