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  • 4 Marzo 2021

Lo strano successo di “Alan Ford” nei Balcani

1 Marzo 2021 da Marco Martini

Lo strano successo di “Alan Ford” nei Balcani

Il fumetto italiano su una banda di agenti segreti è letto nell’ex Jugoslavia, grazie alla bravura di un traduttore

Alan Ford, la serie a fumetti italiana su una scalcinata banda di agenti segreti, popolare specialmente negli anni Settanta e Ottanta, gode ancora oggi di un sorprendente successo nei paesi balcanici. In buona parte è grazie all’ottimo lavoro di un traduttore, riuscito ad adattare l’umorismo e i giochi di parole dell’albo alla lingua serbo croata. Si chiamava Nenad Brixy, e grazie a lui Alan Ford è entrato in una certa misura nella cultura popolare di diversi paesi dell’ex Jugoslavia, anche per alcuni tratti in comune con il regime socialista caduto negli anni Novanta. Continua a leggere..

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Libri: Se questo è un uomo

1 Marzo 2021 da Marco Martini

Libri: Se questo è un uomo

Primo Levi racconta l’inferno del lager dal suo interno

Una straordinaria indagine sulla psicologia umana. Ciò rende Se questo è un uomo un memoriale differente rispetto agli altri. Primo Levi non ha voluto aggiungere nulla di nuovo sulla crudeltà dei lager nazisti, non ha voluto formulare nuovi capi d’accusa nei confronti dei suoi torturatori. Ha, invece, voluto andare più a fondo per provare a capire le cause che hanno condotto l’essere umano ad un esperimento sociale tanto terribile come quello dei campi di concentramento e di sterminio.

L’autore, perciò, vuole condurre uno studio pacato, privo di odio, sull’animo umano. Ne esce un quadro ricco di spunti. Lo stile è lineare ed è completamente assente la retorica. Come dice in una recensione del 1948 Italo Calvino (Se questo è un uomo era uscito nel 1947 nella collana di saggi della casa editrice Da Silva di Torino), nella scrittura di Levi ci sono: la potenza delle immagini, l’acutezza psicologica e la sobrietà. I fatti narrati, come evidenzia lo stesso Levi, sono tutti reali e sono stati vissuti in prima persona da Levi presso il campo di lavoro di Monowitz, vicino ad Auschwitz. Continua a leggere..

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El Eternauta

27 Febbraio 2021 da Marco Martini

El Eternauta

Tra fantascienza e realismo, il lettore rimane a bocca aperta

È notte a Buenos Aires. Uno sceneggiatore di fumetti è nel suo studio, intento a scrivere, quando sulla sedia che gli sta di fronte si materializza dal nulla un uomo. Dice di chiamarsi Juan Salvo e di essere soprannominato “Eternauta” perché vaga per le ere, in solitudine, alla ricerca di qualcosa. Chiede ospitalità al padrone di casa e in cambio si offre di raccontargli la sua storia.

Inizia così L’Eternauta, una delle più grandi opere di fantascienza mai narrate a fumetti, capolavoro dell’historieta argentina. Fu pubblicato a puntate tra il 1957 e il 1959 sul supplemento settimanale di Hora Cero dell’Editorial Frontera, casa editrice di proprietà dello sceneggiatore Héctor German Oesterheld e di suo fratello Jorge. Oesterheld stesso era l’autore della maggior parte delle storie pubblicate sulle riviste, in coppia con i migliori disegnatori sul mercato. Pubblicavano fumetti di tutti i generi dell’avventura, dal western alla guerra alla fantascienza. Continua a leggere..

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Hoka Hey, è un buon giorno per morire

26 Febbraio 2021 da Marco Martini

Hoka Hey, è un buon giorno per morire

La storia del capo pellerossa, Cavallo Pazzo

“Noi non abbiamo chiesto a voi uomini bianchi di venire qui. Il Grande Spirito ci diede questa terra perché ne facessimo la nostra casa. Voi avevate la vostra. Non abbiamo interferito con voi. Il Grande Spirito ci affidò un grande territorio per viverci, e bufali, cervi, antilopi e altri animali. Ma voi siete arrivati; state rubando la mia terra, state uccidendo la nostra selvaggina rendendoci difficile la sopravvivenza. Ora ci dite di lavorare per mantenerci, ma il Grande Spirito non ci creò per faticare, bensì per vivere di caccia. Voi uomini bianchi siete liberi di lavorare, se volete. Noi non vi ostacoliamo, e ancora chiedete perché non ci civilizziamo. Non vogliamo la vostra civiltà! Vogliamo vivere come i nostri padri e come i padri dei nostri padri.” Queste la parole di Tashunka Uitko, ovvero in lingua Lakota “il suo cavallo è pazzo”, perché dopo la sua nascita, un cavallo selvatico si aggirava nella valle in cui era nato e anche per il suo modo intrepido di combattere riscontratogli da giovane. Ma Passo alla storia come Cavallo Pazzo, per gli americani Crazy Horse, forse il più grande condottiero dei nativi americani, eroe della vittoria contro il Generale Caster a Little Big Horn, ammantato di leggende quale la sua invulnerabilità, quasi novello Achille delle praterie americane. Anche la sua data di nascita è oggetto di mistero, forse nel 1841, forse nel 1849, ma di certo nacque in una delle 7 tribù Lakota – il nome Sioux (cioè “Mezzi Serpenti”) era un epiteto spregiativo coniato da indiani rivali- gli Oglala, e fu anche atipico per quella etnia, alto solo 170 cm quando gli altri arrivavano anche ai due metri, inoltre era chiamato anche ricciuto, a causa dei suoi capelli particolarmente ricci e chiari, caratteristica rara negli indiani. Ma il giovane Cavallo Pazzo era destinato a grandi imprese,infante sopravvisse alla distruzione del suo villaggio ad opera dei soldati federali del generale George Crook, soprannominato Volpe Grigia, colui che per una vita intera fu il suo acerrimo nemico. Continua a leggere..

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Fuga da Alcatraz, recensione

22 Febbraio 2021 da Marco Martini

Fuga da Alcatraz, recensione

Chi non ha visto Fuga da Alcatraz? aggiungiamo qualche curiosità

Alcatraz, come saprete, è un’isoletta del Pacifico appartenente alla municipalità di San Francisco, deve buona parte della sua notorietà al fatto di essere stata la sede, dal 1934 al 1963, di uno dei carceri più famosi al mondo. Una prigione di massima sicurezza che ospitava detenuti molto pericolosi (come Al Capone o Machine Gun Kelly, per dirne un paio) e/o che avevano ripetutamente tentato la fuga da altri istituti penitenziari, caratterizzata da un regime piuttosto rigido e, soprattutto, dal fatto che fosse quasi impossibile l’evasione tra sentinelle, impostazione della struttura e circa due chilometri da percorrere a nuoto (in acqua dalle basse temperature) per poter raggiungere la baia di San Francisco. La prigione fu chiusa nel 1963 a causa dei costi di gestione troppo elevati, diventando negli anni meta turistica per migliaia di visitatori. Continua a leggere..

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