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  • 25 Giugno 2022

Un mondo senza calcio? Seconda Puntata

28 Febbraio 2020 da Marco Martini

Un mondo senza calcio? Seconda Puntata

Cosa farebbe il mondo dei dilettanti se il calcio non esistesse?

Continuiamo a scrivere le passioni sportive dei Dilettanti del calcio, che a volte serbano vere sorprese.

Sebastiano Bellini, 8centrocampista Cogoleto): Io seguirei il football americano, Rivers come idolo..quaterback pazzesco

Mimmo Zappia, (direttore sportivo Olimpic): Secondo te?

Chicco Ragni,(allenatore Voltrese): Ciao marco… Non so se possa essere definito uno sport… Ma sicuramente mi sarebbe piaciuto dedicare il mio tempo libero come addestratore di cani… Mi sarebbe piaciuto moltissimo…sopratutto cani addestrati che potessero aiutare persone con handicap.. In tutte quelle funzioni quotidiane che che gli avrebbero potuto permettere di avere una vita meno Difficoltosa…😉 Continua a leggere..

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Un mondo senza calcio? Prima Puntata

27 Febbraio 2020 da Marco Martini

Un mondo senza calcio?             Prima Puntata

Cosa farebbe il mondo dei dilettanti se il calcio non esistesse? P.S. Non fatelo leggere ai minorenni.

Volevamo vedere come i protagonisti del calcio dilettantistico passerebbero le loro giornate senza l’amato pallone, non tutti ci hanno preso sul serio… ma forse è ancora più divertente.

Matteo Guglielmi (giocatore San Bernardino): Ciao marco 🙂 Nba, per agonismo e prestazioni

Bianchi Luca, (giornalista sportivo): io seguivo la Pallavolo Genova, poi l’Nba Zena di Pallacanestro femminile e ora al Sabato sera seguo in casa il My Basket. Lo sport non mi manca diciamo. Mio idolo? Mio idolo non saprei. Ma mi piacciono molto gli sportivi cuore e gambe Continua a leggere..

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Kobe Briant, l’eroe che cambiò gli orizzonti del basket

27 Gennaio 2020 da Leo Cotugno

Kobe Briant, l’eroe che cambiò gli orizzonti del basket

In un tragico incidente a bordo del suo elicottero, perde la vita una delle più grandi figure della pallacanestro di ogni tempo. A lui si sono ispirati Roger Federer, Neymar, Serena Williams. Il ricordo di Michael Jordan :” In lui ho sempre rivisto il risvolto di me stesso”

Le lacrime di Lebron James, che per curiosa coincidenza lo aveva superato la notte prima. Kobe Bryant ci ha lasciato troppo in fretta, come era abituato a fare durante gli intervalli alla Stapleton Arena, per avere il modo di organizzare la migliore tattica possibile assieme all’ amico fraterno, Shaq O’Neal. Un elicottero che prende improvvisamente fuoco, a Calabasas, periferia nord – ovest della metropoli californiana. A bordo ci sono nove persone, tra queste Kobe con la figlia Gianna. Non avranno scampo. Lebron, fresco di nuovo record nella storia dei più grandi marcatori NBA di sempre, é appena giunto a Los Angeles da Philadelphia, teatro dell’ impresa : 29 punti per griffare quota 33655 e superare proprio il Kobra, 33643 punti in 1346 gare disputate. Tutte con la leggendaria divisa oromalva dei Lakers. KB24, questa era la sigla con cui veniva presentato questo talento fulgidissimo, la cui famiglia era già tutta una predestinazione. Suo padre, Joe Bryant, ala di buona velocità e tecnica brillante, che stravedeva per Wilt Chamberlain. La mamma, Pamela Cox, sorella del grande Chubby “Smash” Cox, scopritore di centri divenuti leggenda a loro volta : Wes Unseld, Artis Gilmore, Robert Parish. Il piccolo Kobe cresce in Italia tra Rieti e Bologna, lo zio Chubby chiude col pallone a spicchi nel 1983, proprio a poche settimane dal debutto di Kobe in una partita ufficiale di pallacanestro. É già alto 1,76, quando scende in campo e perde. Cerca troppo il tiro, é egoista, non difende: le critiche sono impietose. Bryant inizia a parare i colpi con spaventose sedute di pallone medico in palestra e ripetute che lo rendono sempre più veloce. Incredibilmente veloce. Cresce in Italia sino al 1996, quando viene scelto da Charlotte. Gli Hornets sono una squadra ambiziosa, ma suona più forte la sirena della West Pacific: può andare in porto lo scambio clamoroso con Vlade Divac, e l’ operazione di mercato si fa. I Lakers non hanno più bisogno del Conte di Jugoslavia, é arrivato Shaquille O’ Neal, giocatore dal fisico debordante, 2 metri e 18 per 143 chili di potenza allo stato puro. Sotto la guida di Shaq, Kobe affina le sue esperienze difensive, si distingue come recuperatore di palloni, sino a diventare leader. Si ispira ad Air Michael Jordan che nel 2010 dirà : “In Kobe ho rivisto il risvolto di me stesso”. Il biglietto da visita sarà il dump shot, il tiro in sospensione che a Los Angeles lo renderà immortale. Coordinazione sopraffina, frustata scioltissima che non lasciava scampo. Il morso mortale del Black Mamba, soprannome scelto da Kobe dopo avere visto più volte Kill Bill al cinema. “Mi informai a lungo sulle caratteristiche di questo serpente, capivo che erano le stesse del mio gioco”. Da Kobra, Bryant diviene così Black Mamba. Scivola alle spalle del blocco per piazzare il suo tiro sempre più letale : in carriera sarà per 25 partite oltre i 50 punti realizzati, il 22 gennaio 2006 il suo giorno più grande, con la firma di 81 punti ai Toronto Raptors. Cosa mancherà di lui? “La capacità di sapere sempre accendere la luce fuori e dentro uno sport che é stato tutta la sua vita” ha detto l’amico fraterno Roger Federer dall’ Australia. La sua maglia, numero 24, per un giorno brillera’ più di quelle altrettanto leggendarie, di Kareem Abdul Jabbar e Magic Johnson. E forse anche Dio, quello del basket, proverà un brivido. Ciao Kobe, buon viaggio Black Mamba.  Continua a leggere..

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Adios, Kobe

27 Gennaio 2020 da Marco Martini

Adios, Kobe

Il Black Mamba del basket mondiale se ne è andato spiccando il suo ultimo volo.

L’ultimo volo di un grandissimo dello sport, ha volato per più di un ventennio verso il cielo, verso il canestro, verso la perfezione del gesto tecnico. Ieri se ne è andato Kobe Briant, un campione vero. Il destino ha voluto che se ne andasse in volo, sul suo elicottero, insieme alla sua bimba.

Non mi piace elencare i suoi records, tanti, le sue giocate, voglio solo dedicare un pensiero da estimatore di uno degli sportivi più famosi al mondo e ricordarlo con alcune sue foto.

Da ieri c’è qualcuno che non farà dormire San Pietro, facendo rimbalzare il pallone da basket sul tabellone su cui Larry Bird gioca da qualche tempo. Già immagino quanto si divertiranno lassù, a vederli darsi battaglia, perchè questi campioni non mollano mai, non hanno mai mollato, forse qualcuno potrà dire che non ci sono più, ma chi ha gli occhi dell’amore per lo sport, li vede eccome e se li porta nel cuore. Continua a leggere..

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