Storia di una bambina, di una squadra, di un papà
C’era una volta una squadra abituata a vincere, dove tutti erano felici e che dopo le partite portavano nelle loro case la positività, il sorriso, la voglia di scherzare con la propria famiglia. Celeste, una bimba di sei anni, non vedeva l’ora che il papà rientrasse dai suoi impegni sportivi, per poter giocare con lui, poterlo abbracciare, e fare cose pazze, come il solletico alla mamma e coinvolgere il fratellino nei giochi. Quasi ci si dimenticava che ci fosse una televisione, lo spettacolo più bello erano le risate che nascevano nella stanza dei giochi, e come una magia una scia di polvere celeste accompagnava la felicità di quella famiglia, una polvere di stelle luccicanti, piccole, ma luminosissime. Come nella vita, anche nello sport succede che ci siano momenti bui, iniziò una stagione che doveva essere importante, ma le prime partite non diedero risultati confortanti, tre sconfitte e ultimo posto in classifica. Il papà di Celeste incominciava a patire questa inattesa serie di sconfitte, arrivava a casa con il muso lungo, non aveva voglia di giocare “Sono stanco” diceva e si buttava sul divano guardare la TV senza parlare con nessuno, i giochi, gli scherzi, tutta l’allegria che portava a casa non c’erano più. Anche la polvere di stelle color celeste che fluttuava intorno a tutta la famiglia scomparve e Celeste diventò mano a mano sempre più triste, non riusciva a capire come mai il suo papà non fosse più felice come prima. Una domenica, prima che il babbo di Celeste uscisse per una partita, la bimba si catapultò dal papà, abbracciandolo, “papà, papà, ti voglio bene, e ho un regalo per te, ti ho fatto un disegno”. Il genitore si mise in tasca il foglio con il bellissimo disegno della figlia e andò al campo.