Pam Shriver, americana figlia di genitori originari di Volendam: la storia di una giocatrice che con Martina Navratilova è rimasta regina del doppio per sette anni consecutivi
Alta, dinoccolata, con un sorriso sbarazzino ed un serve and volley altrettanto irresistibile. Identikit di Pamela Howard Lazenby Shriver, per tutti Pam o Pamie, probabilmente una delle più straordinarie doppiste mai esistite negli annali del tennis femminile, con 21 affermazioni e 32 finali raggiunte nei Tornei del Grande Slam assieme alla Regina Martina Navratilova.
Nata a Baltimora, Pam Shriver é figlia di due ricchi possidenti originari del sud ovest olandese, Volendam. Spicca subito quando a soli sei anni, cimentandosi assieme ai maschietti in un mini torneo di volley, impressiona per il suo carattere molto volitivo e per una spericolatezza nelle situazioni sportive più ingarbugliate che fa sussurrare al suo amico fraterno Linner Johansson : “Tu diventerai più famosa della Regina d’ Inghilterra”.
Ha un personalissimo stile a pallavolo, dove è ottima ricevitrice e schiacciatrice, essendo già alta 1 metro e 72 centimetri a fine scuole primarie. Continua a giocare sin quando nel 1972 non ammira gli amici d’ infanzia Maureen e Sheila disputare un torneo amatoriale di tennis. “Perché non provi? “le domandano. Pamie tentenna ma non sino in fondo, eppure qualcosa si muove. Nel giorno del suo compleanno, il 4 luglio 1973, Linner Johansson é a commentare un altro meeting tennistico e dopo un lungo corteggiamento fa capitolare la Shriver presentandola a Don Candy.
Candy, già pigmalione tennistico della grandissima Billie Jean King, la plasma disciplinandone la proverbiale aggressività sulla palla di servizio. Molto piatta e potente, diverrà un marchio di fabbrica tre anni dopo : Pam fa il suo ingresso nel circolo tennistico a Seattle dove perde da un’ avversaria che poi si trasformerà nella sua maggiore amica e consigliere, Zina Garrison. Palleggi interminabili, caviglie rinforzate con duro allenamento, la Shriver era nata per attaccare. “Non conosco altro modo di giocare, se mi vedono là davanti partita dopo partita mi vedranno sempre più grande” commenta divertita nel 1978 quando a soli 16 anni, appena compiuti – la finale si celebra cinque giorni dopo il suo genetliaco, il 9 luglio – si trova a Wimbledon a confrontarsi con una Chris Evert che ha trasformato il suo perentorio diritto in risposta in un’ arma di approccio ingiocabile. Pamie regge un set e poi crolla sotto la gragnuola di bordate della bionda Chris: 7-5 6-3. Non vi sarà più alcuna finale di singolare per la Ricciolina d’ Olanda.