
Lo “scandaloso” libro autobiografico di Anthony De Curtis svela il Lou Reed inedito : la grande amicizia con Andy Warhol e il suo leggendario istinto animale.
Senza un personaggio del calibro di Lou Reed ed i suoi Velvet Underground non sarebbero mai potuti esistere gruppi quali i Sex Pistols ed i Clash, né Patti Smith ed i Ramones. “Lou è nata creatura della notte e nella notte si è mossa con l’ istinto selvatico di una belva, inquietante, sadica, maledettamente affascinante”, così tratta Anthony De Curtis, scrittore e saggista musicale americano in “A walk on the Wild Side, the Real Life of Lou Reed” edito da Caissa e considerata la maggiore espressione cartacea sulla vita e le opere del nero Signore della Notte.

Lou Reed come è nato? “Come un cantore della bellezza e delle miserie della New York metropoli, il compagno del mondo dei tossici e delle baldracche ai margini delle disperazioni di una grande città che pulsa della vita ambigua dei locali gay. Lou era un uomo dalle incredibili realtà all’ antipodo, quello che non aveva mai visto una mucca in carne ed ossa e veniva assalito dal panico se respirava l’ aria satura degli scarichi delle automobili che era tipica di Manhattan”.

Nato nel 1942, Lewis Allan Reed è il secondo figlio di una famiglia di ebrei emigrati 40 anni prima in America. Il suo cognome originario è Rabinowitz e non lascia dubbi sulle origini che mettono in guardia ed insospettiscono. Il lato oscuro del suo carattere, che per la prima volta De Curtis ha svelato, parla di un uomo “molto oscuro e perfino malato di credenze occultistiche, quelle che ispirarono il nome del suo gruppo, i Velvet Underground, forse ereditato da un oscuro romanzo sadomaso. Con il musicista John Gale, a Sterling Morrison e Maureen Tucker costituisce un quartetto di gusti sessuali molto diversi tra loro, la cantante modella Nico che li raggiungerà poco dopo ha avuto alcune esperienze lesbiche e compendia le già evidenti ambiguità di Reed e di Morrison.
Il dado è tratto nel 1967 quando i due sono invitati a Los Angeles dal genio della pop art Andy Warhol, che creerà per la copertina del loro primo album “The Velvet Underground and Nico” il logo con la leggendaria banana gialla serigrafata su sfondo bianco. “Nella versione originale questa si poteva sbucciare grazie ad un’ etichetta adesiva che così metteva in mostra il frutto interno.

Famelico esploratore della suggestione sadomaso, delle icone anticonformiste, Lou Reed va a inaugurare uno stile aggressivo ed esaltante nella sua ambiguità che progressivamente si infarcisce di suoni distorti e misteriosi. Giungono così i tempi di Vicious, il manifesto con cui Lou Reed dichiara al mondo intero “che la vita è troppo breve per concentrarsi sul passato; guardo piuttosto al futuro”. Ricercare il futuro è per Mister Heroin una missione che conia musica, jazz e note nere ed una voce che non è quasi mai un parlato e men che meno un cantato. “Una tensione del dolore – conclude Anthony De Curtis – che usa l’ elettricità di una chitarra amata e maltrattata per chiudere nel passato tutte le categorie del rock”. Sterling Morrison al basso e chitarre, Maureen Tucker alla batteria e quello sguardo malinconico e tagliente in cui dentro ci sono droga, sesso, rock e storia, mondi sconvolti dalle amfetamine e dalle devianze distorte.
La macchina che cresce davvero nel mondo di un pubblico che fa del massimo eccesso il suo massimo obiettivo : Lou Reed ammette di essere gay ma sposa Sylvia Morales e sul palco bacia Robert Quine, la scintilla di genialità che produrrà assieme The Blue Mask, uno dei lavori più significativi della discografia di una vita. “Mai fermo, mai incapace di urlare”, é il suo proclama anche quando gli viene diagnosticata una neoplasia. Il trapianto, il lungo ricovero a Long Island e infine il trapasso. Tutto guardando con il suo fare sbieco, sulle ali della magia.
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