Fabrice Muamba: l’aldilà può attendere!
Una questione di cuore, una lunga ed estenuante partita durata 78 interminabili minuti che metteva di fronte la vita e la morte. Una battaglia personale, una partita giocata contro un avversario di assoluto spessore, in cui non puoi contare proprio su nessuno, amici, compagni, famiglia, tifosi. Una partita a “porte chiuse” il cui risultato è altamente in bilico tra l’aldiqua e l’aldilà. Una battaglia vinta, inspiegabilmente dal punto di vista prettamente medico/scientifico, ma che consente a Fabrice Muamba di godersi una seconda vita tra famiglia, amici e lavoro.
Inevitabilmente c’è un prima e un dopo, come c’è un prima e un dopo a livello sportivo. L’inevitabile e forzata decisione di dire addio “solamente” al calcio giocato ha consentito all’ex centrocampista del Bolton di affacciarsi al mondo del giornalismo e non solo.
Un 17 marzo come tanti di un anno, per l’esattezza il 2012, come tanti altri in cui scendi in campo e ti appresti ad affrontare la routine a cui il tuo lavoro ti mette di fronte, una partita come tante altre, per di più giocata dal tuo Bolton con gli sfavori del pronostico a White Hart Lane, casa del Tottenham. Al 41’ però la partita imprevista, la più importante, la più dura, che ti mette di fronte all’avversario per eccellenza, l’avversario con il quale tutti e proprio tutti prima o poi dovranno fare i conti. Un avversario quasi sempre invincibile ma che in rare circostanze se mostri di potercela fare ti concede una seconda possibilità, ti consente di riposizionare la palla al centro e poter ricominciare. Il punteggio è cambiato, e questo è inevitabile, ma hai ancora una chance, il pallone della disperazione, che Fabrice ha saputo leggere e buttare nel sacco. Da qui, si riparte nuovamente, palla al centro e pari e patta. Tutto, o quasi, sarà come prima, ad una sola condizione: smettere di giocare. E la battaglia per eccellenza non puoi permetterti di perderla, a maggior ragione se hai appena 23 anni ed una vita intera di fronte a te. Oggi Fabrice si gode la famiglia, moglie e figlio, lavora come giornalista sportivo e quando può torna ad assaporare il profumo dell’erba del campo, magari in qualità allenatore di calcio e … di vita.
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