Cosa dobbiamo a questo uomo?
Una non piccola parte delle fondamenta del grande edificio del calcio italiano moderno si deve a un architetto venuto dalla terra d’Albione, la patria del calcio. Il suo nome era William Garbutt, detto Willy o anche Billy, e sparse il seme del pallone in tutta l’Italia: al Nord, al Centro e al Sud, ovunque lasciando il segno della sua scienza. William Garbutt era stato giocatore di vaglia, attaccante prodigio sedicenne nel Blackburn Rovers, subito carpito dall’Arsenal, dove dopo nove stagioni un duro impatto con un avversario gli aveva guastato un ginocchio. Vedendolo giocare nel 1910, Ivan Sharpe, famoso e longevo giornalista sportivo britannico, scrisse: «Garbutt ha il calcio nel sangue; la sua classe e il suo stile sono davvero incomparabili».