Incredibile cronologia di eventi raccontata da “Passione Genoa”, pagina Facebook del popolo rossoblù.
E venne la Serie B a 24 squadre.
E venne la corazzata di Cosmi.
E venne la Serie C per frode.
E venne Gasperini, ma dopo la promozione e l’Europa League gli venne smembrata la squadra con Amelia-Esposito-Zapater-Floccari al posto di Rubinho-Ferrari-Motta-Milito.
E venne Ballardini, salvezza in carrozza ma niente feeling.
E venne Malesani, dopo la rassicurazione che non era mica lui l’allenatore e che saremmo stati stupiti: esonerato da decimo in classifica per un brutto scivolone a Napoli, mica a Pescara.
E venne Marino, ma venne subito dopo Malesani ormai bruciato agli occhi del mondo del calcio dopo che la stampa locale lo aveva annientato senza la protezione alta di nessuno.
E venne De Canio, in memoria dei vecchi tempi, che salvò la situazione e per gratitudine, come ai vecchi tempi, venne lasciato a casa.
E venne Delneri, così a sfregio, col record di sconfitte consecutive.
E allora tornò Ballardini, che salvò la situazione di nuovo, e venne poi lasciato a casa perché non c’era feeling.
E venne Liverani, tre partite di cui un derby vinto, ma qui mica c’è tempo per crescere, meglio farlo a Lecce oggi mangiandoci in testa.
E tornò Gasperini, addirittura due anni di fila culminati con l’Europa conquistata e regalata alla Sampdoria per ritardi di forma davanti persino ai Ministri in attesa vana nelle aule dei ricorsi. Ma Gasperini chiede chiarezza in pubblico, lesa maestà, esonero con buonuscita per spingerlo all’Atalanta ora terza in classifica e affacciata alla Champions con stadio di proprietà in pochi anni.
E venne Juric, avvio sorprendente e squadra poi smantellata con Rincon e Pavoletti venduti a novembre. Da lì il primo tracollo con esonero.
E venne Mandorlini, così a sfregio come Delneri, che racimoló pochi decisivi punti a fatica.
E tornò quindi Juric, per chiudere uno degli ennesimi “ultimi anni così di sofferenza”.
E tornò Ballardini per salvare una situazione disperata, obiettivo raggiunto con largo anticipo, ma venne confermato controvoglia perché non c’era feeling e alla prima sconfitta interna esonero con umiliazione pubblica (e media-punti ancora imbattuta).
E tornò Juric, giusto in tempo per perdere in casa con l’Entella.
E venne Prandelli, uomo del calcio serio di un tempo, smarrito nel marasma, salvato con disonore grazie a Keita e Nainggolan, che giocavano nell’Inter e non a Firenze col Genoa.
E venne Andreazzoli, perché un anno come quello passato “mai più”. Ma l’inesperienza da primo allenatore lo porta a perdere il controllo della situazione e a sedersi a Parma da esonerato dopo che mezzo mondo ha risposto (chissà come mai) picche.
E venne Motta, idolo come Juric, pronto ad essere il parafulmine della piazza. Mai seduto su una panchina di professionisti. Praticamente un all-in disperato quando in mano hai una coppia di 7 e speri che l’avversario venga a vedere bluffando con una scala mancata.
Ora manca solo Iachini, così a sfregio.